Catania, quattro batoste e tanti rimpianti: il Napoli sbanca il Massimino

I rossazzurri ci mettono cuore e anima, ma crollano sotto i colpi terribili inferti dal Napoli. La squadra di Maran è con l’acqua alla gola.

E' Duvan Zapata (nella foto) il man of the match del Massimino. Prima doppietta in Serie A per l'attaccante.

Il campionato torna di scena nel turno infrasettimanale, e vede subito il Napoli scacciare le critiche del turno precedente: doppio Zapata (ai suoi primi goal italiani) e super Callejòn che accende la serata con le sue magie, il tutto condito con un goal di Henrique, da vedere e rivedere. Ma non ci sono soltanto i goal dei partenopei nella serata del Massimino: la squadra allenata da Maran può anche ritenersi sfortunata viste le tante occasioni create; lo 0-4 in chiusura di primo tempo pare quasi beffardo.
GLI ETNEI CREANO, MA IL NAPOLI DILAGA - Grosse sorprese al fischio d’inizio fra i ventidue di partenza: i padroni di casa, con scelte obbligate, regalano fiducia a Gyomber dopo la buona prova contro la Juventus, davanti Barrientos alle spalle di Keko, che scalza Leto; nel Napoli non c’è Albiol e nemmeno Higuaìn, dentro Duvan Zapata al centro del reparto avanzato. Maran, squalificato, oppone il suo 3-5-1-1- al canonico 4-2-3-1 di Rafa Benìtez.
Parte forte il Napoli con Insigne, ma il futuro azzurro Andùjar – promessosi per giugno alla corte di De Laurentiis – si oppone bene nella circostanza. Al 12’ puntuale lo svarione di Reina, con Keko che va a botta sicura, ma provvidenziale è Britos che devia a porta vuota. Passano sei minuti e Zapata ammutolisce lo stadio con la sua prima rete assoluta in Serie A: vincente l’appoggio di Callejòn.
A questo punto prende animo la formazione di casa, con Izco che al 21’ scuote il match col sinistro, partito dall’area piccola, che impatta sulla traversa. Si illumina anche Keko sugli inviti al bacio di Barrientos, ma niente da fare: quando i valori in campo sembrano equilibrarsi ecco che Callejòn approfitta di un buco e, dimenticato dalla difesa, sigla lo 0-2 servito da Insigne. Il tris arriva al 40’ con Henrique e il suo destro ai limiti dell’impossibile, con una palla che sembrava morta sul fondo, e che invece spiove all’ incrocio dei pali su conclusione del terzino napoletano.
Il colpo che ammazza la partita arriva ancora da Zapata nel finale: orribile la marcatura individuale di Bellusci e Spolli che chiudono in due sul portatore di palla Callejòn, invece che sull’ attaccante in inserimento.
Il primo tempo si chiude sotto i fischi impietosi – e in minima parte immeritati – del Cibali: il Catania paga il contraccolpo psicologico subito dopo l’uno-due napoletano. Almeno tre-quattro palle goal limpide per i padroni di casa, ma pesano gli errori tattici nelle azioni da goal: il Napoli punisce e archivia la pratica, nonostante i brividi continui dietro.
IL MOTO D’ORGOGLIO ROSSAZZURRO - Più tiri, più occasioni e più possesso palla per il Catania nel secondo tempo: cambio di modulo per lo sconsolato Maran, che fa entrare Petkovic e Plasil per Legrottaglie e Rinaudo.
Dopo la batosta subita, il secondo tempo pare una formalità: niente di più sbagliato, perché dopo appena sette minuti Monzon trafigge Reina, superatosi sulla stoccata partita da lontano col sinistro di Plasil, ed è 1-4.
Passa una buona mezz’ora, il goal della bandiera siglato dai padroni di casa sembra solo un frutto del caso, invece il Catania colpisce ancora con la testa di Gyomber, che prova a rendere il risultato meno amaro con il 2-4.
Benìtez è visibilmente irritato: troppo appagati i suoi, assenti in fase di non possesso; il tecnico è costretto a inserire Higuaìn. Tutto inutile: il Catania rischia seriamente di riaprire il match, e al 43’ Reina deve superarsi per dire di no alla bordata da fuori di Lodi.
E’ stata sicuramente una batosta per questo Catania, a cui però certamente non mancano i rimpianti per non avere concretizzato le tante occasioni, contro un Napoli più cinico davanti, ma che ancora una volta ha concesso tanto. Come con la Juve si sono creati i presupposti per ribaltare il pronostico, ma forse a questo Catania non si può chiedere di fare l’impresa: la vittoria è obbligata negli scontri diretti per la salvezza, e adesso mancano otto partite; si ricomincia da Udine.

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22 anni, cefaludese, studente presso Scienze delle Comunicazioni per i Media e le Istituzioni. Aspirante giornalista e grande appassionato di sport, collabora presso il Giornale di Sicilia.