Domenica 25 maggio, Papa Francesco è arrivato a Gerusalemme accolto dal suo amico rabbino capo. Il Papa ha fatto visita alla città santa e quando è arrivato al Muro Occidentale, frammento del muro di sostegno della Spianata del Tempio di Salomone, distrutto in epoca romana, si è fermato a pregare. Ha poggiato la mano sulle pietre e vi ha posto un biglietto, raccogliendosi in una preghiera silenziosa per alcuni minuti. Dopo aver pregato Papa Francesco ha abbracciato calorosamente il suo amico rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario rabbinico a Buenos Aires. Gli è stata illustrata la storia del Muro del Pianto e le sue origini dal Tempio di Salomone. Dopo ci sono stati i saluti con gli altri esponenti ebraici e quindi il discorso pronunciato dal gran rabbino. Papa Francesco ha poi scritto nel libro d’onore e poi affermato al gran rabbino di Israele: “Sono venuto a pregare e ho chiesto al Signore la grazia della pace”. Esprimendo, quindi, sentimenti di felicità e di gioia per essere in quel momento insieme ai suoi “fratelli maggiori”. Stessa espressione usata da Giovanni Paolo II per definire gli ebrei. Un Papa che certamente porta speranza e rinnovazione ad un popolo che, affascinato da falsi miti e nuove ideologie, ha perso da tempo quella Retta Via che il “nostro” Francesco sta cercando di intraprendere.
