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Eugenio Melandri: “L’Europa riparte da voi”
maggio 22nd, 2014 | di Valerio Calabrò
Eugenio Melandri: “L’Europa riparte da voi”
Europee 2014
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Cambiare qualcosa, col trionfo dei sentimenti umani. Messaggio semplice quello lanciato da Eugenio Melandri, pacifista ed ex parlamentare europeo nelle fila di Democrazia Proletaria. Un esperienza importante, quella che insieme agli altri sta vivendo con la lista “L’Altra Europa” con Alexis Tsipras, portatore di un messaggio diverso, fatto di cultare, ideale e giustizia sociale. E nella singolare atmosfera del Salone delle Bandiere del Municipio di Messina che il pacifista, sempre attento alle condizioni di chi soffre, si è fermato a fare quattro chiacchiere con me.

 

1) Esperienza europea: è piu facile oggi che ieri?

 

Assolutamente no. Ci sono strumenti in piu per via dei maggiori poteri che ha oggi il Parlamento europeo. Ma l’Europa di oggi si è solidificata all’interno di una concezione neo-liberista, seguendo il pensiero unico con delle politiche non di carattere sociale, che rendono oltremodo complicato lavorare in un organismo sovranazionale, soprattutto da parte di chi crede in un Europa dei popoli (come Tsipras ndr) e in un linguaggio diverso fatto di cultura e dialogo.

 

2) E la sua idea di Europa per il futuro qual è?

 

Bisogna avere una visione.m Questa organizzazione è stata costruita, idealmente, da Altiero Spinelli ed altri che stavano al confine mentre in Europa si combatteva. Se non si ha una giusta visione, se si crea un organismo fatto di mercato, di potenza, non se ne esce vivi. Dobbiamo tornare ai all’idea dei padri fondatori: costruire un mondo fatto di culture e lingue che interloquiscono tra loro e non si combattono, per essere una vera comunità. Spinelli diceva:” la politica di domani si distinguerà tra coloro che guardano il meschino interesse di parte e chi invece guarderà gli interessi di tutti”.

 

3) Durante la sua esperienza al Parlamento Europeo si è sempre interessato alla condizione dei popoli oppressi. Oggi è piu’ facile essere oppressori od oppressi?

 

Il problema di fondo è che oggi questa domanda non è piu attuale. Purtroppo in un contesto fatto di legami tra oppressi e oppressori c’era la possibilità di poter cambiare qualcosa. Ora noi creiamo “esuberi” anzichè oppressi: nei primi anni del 2000 la Banca Mondiale in un rapporto ha affermato che sulla Terra ci sono un miliardo di persone “inutili”. C’è stato pure un teologo dell’indipendenza dell’America Latina che ha detto: ” bisognerebbe rimpiangere quando eravamo oppressi”. Non c’è piu un legame fra i bisogni della gente e gli ambienti dell’alta finanza, a cui non interessa di cosa accade sotto le loro teste.

 

4) Lei ha fondato un associazione: “Chiama l’Africa”. In cosa consiste la sua attività?

 

E’ un gruppo che sta tentando da oltre dieci anni di portare avanti un idea di Africa diversa, un continente che può farcela. Non è soltanto un coacervo di drammi e tragedie, ma è anche un focolare di cultura, persone, società civile che cresce e cerca di far sentire la sua voce al mondo. Pensa a cosa ha significato Mandela per tutti, e cosa ha significato nella capacità di costruire relazioni in un sistema difficile, inserendo il “perdono” dentro la politica. “Chiama l’Africa” vuol far capire questo: a noi non tocca salvarla, piuttosto a noi tocca darle voce a questo luogo che esiste, cambia, e che merita di essere portata in giro per il mondo.

 

5) Retorica per quanto possa esserlo, le chiedo: “E’ stata fatta l’Europa, quando si faranno gli Europei”?

 

Non sono manco fatti gli Italiani figuriamoci gli Europei (ride ndr). Porrei la domanda diversamente: “perchè gli Europei devono farla questa Europa?”. Perchè io devo fare qualcosa che mi respinge, mi esclude? Un organizzazione fatta di finanza e di accordi segreti con gli Stati Uniti per dare potere alle multinazionali. Ricostruiamola cosi com’era nata, a partire dalle cose belle: penso a Erasmus: il fatto che studenti come te possono andare a studiare in ogni parte del continente incontrando coetanei e non, diventando amici e fratelli, assaporando culture diverse. Questa è l’Europa da costruire, ed è anche quella che farà nascere gli Europei.