“Progetto Malena”, il futuro risiede nelle biomasse

Imprenditori agricoli e partner scientifici insieme per migliorare il settore delle agro energie

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Catania – Com’è noto, la Sicilia ha nel settore agricolo il suo reale punto di forza; non a caso,  circa tre quarti della superficie siciliana sono utilizzati per attività quali la frutticoltura (circa il 60% di arance e mandarini ed il 90% di limoni di tutta Italia – ed il 50% degli agrumi che raggiungono le nazioni vicine – provengono dalla Sicilia) e per la produzione di vino (9 milioni di ettolitri di vino, cioè il 15% dell’intera viticoltura presente in Italia). Tuttavia, ancora oggi, molti dei terreni agricoli soprattutto nelle aree interne della Sicilia sono utilizzati in modo inefficiente, altri ancora sono quasi abbandonati e il più delle volte appartengono storicamente a grandi proprietari terrieri che producono poco in proporzione alla superficie coltivabile, con redditi insoddisfacenti a causa di costi di produzione troppo elevati. Eppure il settore dell’agricoltura potrebbe davvero essere un traino per l’economia e l’occupazione se al posto delle coltivazioni tradizionali e intensive si guardasse ad un modello diverso, ecosostenibile e biodinamico. A sostenere in tale direzione l’impegno di agricoltori e allevatori nell’adozione di pratiche agronomiche corrette per l’ottenimento delle biomasse da utilizzare per la zootecnia e/o per la produzione di energia in Sicilia è stato promosso il “Progetto Malena”,  realizzato ai sensi della Misura 124 del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Sicilia 2007/2013 intitolata “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare e in quello forestale”. Proprio ieri, in un convegno tenutosi  nell’aula magna “Amedeo Jannaccone” della facoltà di Agraria, organizzato dal DiGeSa dell’Università di Catania, sono stati presentati i risultati definitivi della ricerca, il cui obiettivo principale risiedeva nel miglioramento quali-quantitativo delle biomasse realizzate in Sicilia sfruttando al massimo le potenzialità delle aziende agricole siciliane e cercando al contempo di fare sistema. Già, perché il paradosso della questione sta nel fatto che spesso una limitata utilizzazione del terreno e pratiche agronomiche errate spingono le imprese zootecniche di medie dimensioni a reperire alimenti in altre aree o regioni.  << La Sicilia ha bisogno di fare sistema per continuare a produrre alimenti di qualità riconosciuti, differenziati, unici che sposano la tradizione e gli aspetti igienico-sanitari per un consumatore disponibile a pagare un premium price che possa remunerare i costi di produzione – ha spiegato il professore Biagio Pecorino, che ha inoltre sottolineato come siano inutili le interminabili “guerre” tra fornitori di mezzi tecnici, produttori agricoli, commercianti, trasformatori, evitabili solo attraverso politiche per affrontare il tema della competitività del sistema agroalimentare. La Sicilia è ancora indietro rispetto al resto d’Italia in fatto di agro energie: solo una impresa produce bio gas, la  ”Nuova Scala” di Mussomeli, mentre esistono già mille realtà di questo genere sparse per il resto del paese. È importante dunque capire che l’agricoltura biodinamica, oltre a far aumentare produzione e vendita, da un importante contributo in termini di occupazione, favorendo nel contempo un elevato indice di gradimento dei consumatori.